Nell’antologia di un nome faccio riferimento a quanto il nostro Padre Spirituale, mio e di mia moglie intendo, sostiene, e cioè che il nome di una persona debba richiamare un progetto di vita per la persona che lo porta.
Ovviamente il progetto di vita che i genitori del nascituro avrebbero pensato per lui, al posto di lui e in previsione per lui.
Onestamente non so che progetto di vita i miei genitori avessero pensato per me ma, sempre secondo il Padre Spirituale, il mio nome porta in sè una promessa: ‘O faccio bene le cose, al Massimo, o non le faccio affatto’.
In effetti abbastanza precisino lo sono e se non faccio bene le cose in generale le mollo, ma dubito che io non conosca una via di mezzo tra le due alternative.
Tendo a fare bene le cose e questo ha lo svantaggio di essere soggetto a delusioni se non riesco e inoltre in questo mio modo di fare ho la tendenza a ricominciare e ricominciare e ricominciare nelle cose.
Potevo anche chiamarmi Francesco
Ritornando ai miei genitori, loro erano in dubbio se chiamarmi Francesco, almeno secondo quanto tanto tempo fa mi disse mia madre, ma sarebbe stato per me francamente un progetto di vita troppo alto: spogliato delle ricchezze, risanatore della Chiesa, amante degli animali e tanto altro… troppo impegno.
Francamente preferisco Massimo se non altro per la bella forma che prende il mio nome accanto al mio cognome, anche nella firma. Ma non solo per questo.
Massimo per me è il massimo e quando penso al mio progetto di vita, quello che intendessero i miei, non posso far altro che riferirmi a S. Massimiliano Kolbe o a S. Massimo Vescovo. Due santi di eminente carisma.
Ma io non sono un santo anzi sono piccolo piccolo, anche se i santi sono stati piccoli nella loro vita, ma io sono piccolo in altro senso tanto da essere appellato col diminuitivo ‘massimino’.
Non so per quale ancestrale motivo, ma il mio modo di essere, il mio apparire anche, ispira ad un progetto di vita altro, al progetto di massimino.
Massimino il Trace
Oggi con internet è facile improntare una ricerca per ricavare un antologia del nome, e su Massimino ho trovato da Wikipedia un certo (riporto testualmente):
Gaio Giulio Vero Massimino (in latino Gaius Iulius Verus Maximinus; Tracia, 173 circa – Aquileia romana, 10 maggio 238), meglio noto come Massimino il Trace (Maximinus Thrax), è stato imperatore romano dal 235 alla sua morte, avvenuta nel 238.
Fu il primo barbaro a raggiungere la porpora imperiale, grazie al solo consenso delle legioni, essendo nato senza la cittadinanza romana e senza essere neppure senatore.
Fu anche il primo imperatore a non aver mai messo piede a Roma, in quanto trascorse i suoi tre anni di regno impegnato in vittoriose campagne militari. Egli fu anche il primo imperatore-soldato del III secolo.
Dalle fonti storiche si ricava che l’aspetto dell’imperatore fosse spaventoso, dotato di una forza sovrumana, e di un’altezza fuori del comune: un dito sopra gli otto piedi romani (due metri e quaranta):
«Era infatti imponente nella corporatura per la grande prestanza, famoso per il suo valore tra tutti i suoi commilitoni, bello e virile, fiero nel suo comportamento, duro, superbo, notevole ed allo stesso tempo giusto.»
(Historia Augusta – I due Massimini, 2.2)
Wikipedia
Niente male direi, tutto l’opposto della sensazione che io vivo a sentirmi chiamato massimino.
I motivi di una sconfitta
Ritornando ai motivi per cui vengo appellato così e alla mia antologia del nome, ho il dubbio se vengo chiamato massimino perché:
Forse il mio appellativo è tale perché sono tutte queste cose messe insieme! Ok
Ma io non voglio morire sconfitto!
Un giorno non troppo lontano mi prenderò la rivincita e tornerò all’atto della nascita, se non all’atto del concepimento quando i miei genitori decisero di donarmi il nome di Massimo.
Il Signore mi riconoscerà come Massimo, i miei familiari mi riconosceranno come Massimo ed io non sentirò più chiamarmi massimino.
Non voglio morire sconfitto, lo devo ai miei genitori, lo devo a mia moglie, ai miei figli, lo devo a me stesso; se non riuscirò nell’intento allora nella mia lapide vorrò scritto:
Ieri, oggi e sempre chiamato massimino