S’insinua, lieve, poi intensa, infine padrona
carpisce una pecca, un buco fantasma
Allerta la mente e finisce sorniona
portando la veglia e un profondo marasma.
Rassegnato col tempo mi tocca lottare
lancette ingannatrici di un’ora sparuta
Vago tra le ombre con cui cerco di giocare
così invento una presenza, conosciuta, temuta
Ogni cosa m’invento per richiamar l’attenzione
poi battere ai punti la puntuale Signora
Musica come parola verità come finzione
dritto o ancora supino mi rigiro senza tregua ogn’ora
Luce di tenebra mi appare al mattino
e un cauto parlare di un insistente canterino
Poi comincia la banda a dar fiato alla tromba
mi alzo sconfitto con la Signora in penombra.
Palermo 24 agosto 2006