Anta e Dian

In questo periodo sul virtuale mondo di Facebook è avvenuto uno scambio molto reale di come sembrerebbe apparire uno scontro tra coloro che appoggiano l’obbligatorietà dei vaccini e chi invece no, tra coloro che sostengono il fatto che non si può fare del puro moralismo e che si deve dare “ascolto” allo storico delle scoperte scientifiche (senza buttare tutto alle spalle!) e chi, come me, che ritiene come singoli casi di disperazione familiare nel vedere il proprio figlio colpito da particolare sindrome dopo una vaccinazione sia un buon motivo per difendere la propria libera scelta di dire no ai vaccini obbligatori (anche perché sono un padre anch’io “in età di vaccinazione”!).

Siccome dal 1 Giugno ho fatto la libera scelta di impegnarmi a scrivere un post ogni settimana ne approfitto della mia felice posizione di blogger per riprendere l’argomento… Lo faccio con una storiella che ho letto su un libro africano, uno di quelli che sconosciuti individui stranieri ti propinano all’uscita delle librerie e di cui in fondo pensi “ma che specie di libro è questo?!” quando non ne puoi più di titoli di libri fantasmagorici sottovalutando per questo quella breve promozione di strada.

Per una questione di Copyright e rendere onore all’autore e ancor più a quel semplice sales manager a cui ho prestato un po’ del mio tempo e qualche soldino, riporto i riferimenti editoriali: – Anta Seck “Racconti africani per bambini” Giovane Africa Edizioni – Proprio come l’autrice, il protagonista del racconto è una principessa di nome appunto Anta che vive una storia a lieto fine (per fortuna, o per Grazia di Dio!). Il racconto inizia così:

“Tanto tempo fa visse una principessa di nome Anta, che era la preferita del re. Aveva un fratello di nome Samba il quale possedeva il dono particolare di conoscere il carattere degli uomini dall’odore che emanavano. Sapeva inoltre predire l’avvenire. Ma nella sua famiglia, nessuno gli credeva, nessuno l’ascoltava. Samba soffriva molto della sua solitudine. Unici suoi amici erano gli uccelli a cui confidava il suo dolore.”

La principessa avrebbe preso marito su sollecitazione del re, solo se questo fosse stato perfetto:

“senza cicatrici sul corpo né bollicini: una pelle da bambino insomma.”

Tutti si presentavano, pensando ognuno di avere un corpo perfetto, ma nessuno andava bene sotto lo sguardo attento di una donna saggia e vecchia del Palazzo, e passò tanto tempo così.

Ad un certo punto il racconto riprende così:

“Anche Dian il serpente aveva inteso la storia della principessa. Un giorno andò da un avvoltoio magico che abitava sulla collina sacra e si fece trasformare in un uomo perfetto. L’avvoltoio lo avvertì: – Se dormirai per tre notti di fila nel villaggio morirai , se torni nella foresta ridiventi serpente . -Vestito da principe con un aspetto bellissimo, Dian si avviò verso il Palazzo dove chiese di essere ricevuto, presentandosi come l’erede di un regno lontano.”

Dian superò anche la prova della vecchietta… era proprio quello che cercava la principessa, furono celebrate le nozze, ma a Samba quel bellimbusto non piaceva per niente perché ne aveva sentito l’odore e percepiva che era un serpente; ma sua sorella e i suoi genitori per l’ennesima volta non credettero in lui, lo ritenevano pazzo.

Anta s’innamorò a tal punto di Dian che quando lui decise zitto zitto di fuggire dal Palazzo lo seguì amorosamente.

“Giunti nella foresta il falso principe ridivenne un serpente. Si rivolse ad Anta che era terrorizzata e le intimò: – Ormai tu mi appartieni, il giorno che non avrò niente da mangiare ti inghiottirò. –“

E quel giorno arrivò; una sera il serpente ebbe tanta fame da trangugiare Anta in un sol boccone e si mise a dormire beatamente mentre la digeriva.

Ma quando cominciò a ronfare…:

“… Samba entrò furtivamente nella casetta con un coltellaccio in mano e in quattro e quattr’otto squarciò la pancia del serpente facendo uscire Anta che era ancora viva.”

I due fratelli tornarono a Palazzo e raccontarono tutto; Samba divenne un eroe che da allora fu ascoltato e ben considerato da tutti, mentre la principessa Anta sposò un uomo bravo e intelligente, anche se aveva il viso pieno di bollicine il suo cuore era buono.

Infatti ciò che è buono in un uomo è invisibile mentre le sembianze possono ingannare!

Forse vorremmo avere tutti una bella principessa da salvare dalle grinfie di un serpente che si finge un bellimbusto e mi piacerebbe credere all’ingenuità di Anta nel fidarsi di quest’uomo dalle sembianze perfette, ma in fondo il suo errore sta nel farsi affascinare dalle apparenze, da ciò che è perfetto ma che non lo è veramente; mi sono chiesto quale fosse il vero scopo di Dian:

forse innamorarsi pure lui?!

Forse impadronirsi del regno?!

O forse semplicemente trangugiare!

Dal mio punto di vista, credo che, nelle situazioni odierne, si possa trasporre il racconto in questi termini: la bella Anta-Nazione si innamora di Dian-Multinazionale che ha il semplice scopo di trangugiare perfino lei stessa dopo che ha divorato tutto!

ma… per Grazia di Dio, la storia è a lieto fine…!

Palermo  20 giugno 2017

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