Sai amico mio, tutto va fatto con equilibrio, armonia, amore, ma soprattutto in perfetto silenzio, senza suonare trombe o grancasse.
Un religioso silenzio che è lo stesso di quello di Dio durante l’atto della creazione del nostro meraviglioso mondo.
Quello della meditazione dei monaci.
Siamo circondati da rumori di ogni genere e questi alimentano altri rumori, quelli delle lamentele, dei dissapori, dei conflitti, delle amarezze e delle delusioni.
Il religioso silenzio è quello che ti invito a vivere, come quello delle notti di mezza estate, quello delle tre del mattino, quando tutto dorme, anche gli uccelli nel loro nido e gli uomini, noi uomini, cullati forse nel letto dai sogni.
Attento però perché il silenzio è ad un passo dalla tristezza, dalla noia.
Si rischia di spegnersi lentamente, di provare un vuoto che porta con sé le vertigini.
Non è a questo che t’invito, le vertigini ubriacano e fanno cadere, spesso in una crisi sottile e profonda allo stesso tempo.
Ma quello dell’umiltà, questo è edificante, quello che ti fa inginocchiare davanti l’onnipotenza di Dio e al riconoscimento della sua infinita sollecitudine nell’amarci.
Silenzio e umiltà sono sorelle amabili, che camminano insieme nella magnificenza misteriosa degli atti creativi nel mondo.
È nel silenzio che l’umiltà trova vigore, è nell’umiltà che il silenzio trova ristoro.
Ti invito all’umiltà, amico mio, e troverai quello che edifica, che fortifica, che permette la crescita, la maturazione spirituale, l’unità con Dio.
Non lasciarti andare mai al frastuono, cancella ogni rumore di fondo e ascolta la tua anima, il canto della natura, e ciò che viene da Dio e avrai la pace.