Guarire dalle ferite si può, partendo dal presupposto che ci vuole il tempo per viverle, il disinfettante per curarle e il balsamo per lenirle.
Andare oltre le stesse per guarire dalle ferite; oltre il dolore che le ferite ci provocano; oltre il sacrificio di portarle addosso, queste ferite; oltre anche la perdita della dignità di uomo per queste ferite.
Sì, perché le ferite provocate dal dolore, dalla lotta, dal sacrificio, ma anche dalla presunzione, dall’orgoglio, dall’invidia, portano pure alla perdita della dignità di uomo, alla derisione, alla sconfitta, al ‘ben gli sta!‘, ma anche al ‘ben mi sta!‘
Come il figliol prodigo
Mi viene in mente la parabola del figliol prodigo, in particolare quando si ritrova a perdere la propria dignità in mezzo ai porci…!
A Gesù Cristo hanno tolto tutto, anche e soprattutto la dignità di uomo.
Agli occhi dei suoi carnefici, ma anche di chi si è lasciato condizionare dal loro insindacabile e atroce giudizio, Gesù è apparso presuntuoso e arrogante, meschino, e peccatore coi peccatori, beone e mangione.
Talmente doloroso questo giudizio che ha portato prima alla perdita della dignità di uomo e poi alla condanna fisica con il sacrificio sulla croce.
Tutto questo però ha portato alla gloria del Padre, a quella risurrezione che è salvezza eterna, a quel ritorno al Padre e al suo abbraccio benedicente e amorevole che fa festa per il suo ritorno, che è per sempre, come quello del figliol prodigo, per ritornare alla parabola.
Per amore vicendevole
Forse mettere a confronto la vita di Gesù con quella del figliol prodigo appare un po’ fuori luogo soprattutto perché quest’ultimo si è procurato con le proprie mani il suo male.
Ma soprattutto perché c’è una sostanziale differenza fra i due, ed è la stessa che c’è fra noi e Gesù:
Lui, Gesù, ha lasciato il Padre per amore, per amore dell’amore vicendevole tra Padre Figlio e Spirito Santo, e per amore verso la creatura del Padre, l’uomo, proprio perchè voluta sin dalla creazione e a sua immagine e somiglianza, creatura amata dalla Trinità.
“Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso.”
(Mt 22, 36-39)
Quanto Gesù ha amato suo Padre e noi! Tanto da averne fatto il più grande e il primo dei comandamenti!
Oltre le ferite
Come il figliol prodigo, anche Gesù aveva degli invidiosi, dei fratelli estranei nella sua stessa casa, nella sua stessa terra, che dicevano di servire il Padre ma che non lo avevano mai chiamato Padre, e ancor meno Abbà, Papuccio.
E così l’invito ad andare oltre le ferite, a guarire dalle ferite, dopo averle vissute e curate; come il Figlio di Dio che ha superato tutte le ferite, anche quelle generate dai tradimenti, dagli odi, dalle invidie, dalle incredulità, dalle amarezze, dalle torture fisiche e morali, dagli abbandoni, dagli sputi e dalle frustate…, dalle spine!
Leggi anche la pagina: ‘Vivere le ferite’
Certo, è stato facile per Lui, era il Figlio di Dio, si dice! Ma non siamo (certo che lo siamo!) Figli di Dio?! E non siamo chiamati (certo che sì!) ad essere Figli di Dio?!
Leggi anche la pagina: ‘Curare le ferite’
Gesù ci mostra anche come andare oltre qualcosa delle semplici ferite, Gesù ci mostra anche come andare oltre la morte, verso quell’abbraccio benedicente che dice:
“Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.” (Lc 15, 23-24)
E ce lo mostra attraverso la croce, attraverso quel:
“Padre,nelle tue mani consegno il mio spirito”
che è di affidamento, di fiducia, di certezza che oltre la ‘morte’ c’è la resurrezione, che oltre l’uomo vecchio si può e si deve lasciare spazio all’uomo nuovo.
Amore che vince su tutto
Come scritto nell’introduzione, guarire dalle ferite si può, così come dalla morte.
Queste ferite compresa la morte non sono per sempre, per sempre è l’amore di Dio padre per noi che vince su tutto, sul dolore e sulle tenebre che le ferite producono.
Dalla Parola di Dio arriva anche il modo per superare le proprie ferite, per esempio:
- Ponendoci all’ascolto dell’istruzione di nostro padre e non disprezzando l’insegnamento di nostra madre;
- Facendo attenzione a sviluppare l’Intelligenza e agendo in modo da essere salvati;
- Sottoponendo il collo al giogo della Sapienza e la propria anima all’accoglienza dell’Istruzione, che è vicina a chi la cerca;
(cfr. Pr 1,8; 4,1; 31,1; Sir 3,1; 51, 23-26)
Ma soprattutto:
- Facendo tesoro dei precetti del Signore:
“Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi. Lègali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore. Dì alla Sapienza -Tu sei mia sorella-, e chiama amica l’Intelligenza, perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti.”
(Pr 7, 2-5)
Conclusioni
Apriamo le porte del nostro cuore ad un Padre amorevole che ci attende e ci disseta e se vorremo essere veramente felici l’invito è a non restare tiepidi alla luce del Signore ma a fare in modo che ci scaldi fino alle lacrime, lacrime salvifiche, quel balsamo che lenisce e ci fa andare oltre:
“Perché volete privarvi di queste cose, mentre le vostre anime sono tanto assetate?”
(Sir 51, 24)
Non rimarremo delusi anzi presto risorgeremo a vita nuova:
“Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido, se a lui piacerà.”
(Gdt 8, 17)